#Memoriedelviaggio. Metafora, “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”

Oggi tre studentesse dell’insegnamento del corso di laurea triennale Processi culturali e comunicativi: memorie del viaggio, tenuto dalla prof.ssa Adele Marra, ci portano a Sarzana per scoprire Metafora.

Di Eleonora Soggia, Tamara Paci e Mary Castiglione, studentesse del corso di laurea triennale in Scienze del Turismo presso la Fondazione Campus.

Metafora è una bottega artigiana che nasce nel 2017 a Sarzana grazie all’iniziativa di Anna Scaltriti.
Abbiamo avuto l’onore di farci raccontare la sua storia… Anna, che auto ironizza su sé stessa, chiamandosi “la milanese pentita”, dopo una vita dedicata agli studi economici, all’amministrazione di aziende e alla gestione di patrimoni finanziari, è approdata a Sarzana per godersi un meritata pensione e qui ha riscoperto, grazie al particolare genius loci della cittadina ligure, il suo amore per la creazione manuale. “Dopo aver frequentato con entusiasmo corsi di tessitura, di pittura e di scrittura creativa, ho deciso di creare Metafora, il luogo dove artisti e artigiani delle più varie esperienze e ispirazioni si possono incontrare, esporre le loro opere, confrontarsi con possibili acquirenti” – ci racconta Anna.

La parola “Metafora” in greco significa “trasloco”: trasloco materiale di oggetti da un luogo all’altro e, in senso figurato, trasferimento di significati. “Il negozio nasce proprio dall’esigenza iniziale di traslocare alcuni arredi dalla mia casa di Milano ad un adeguato spazio qui a Sarzana, ma poi si arricchisce di metafore ben diverse, quelle che le artigiane e gli artigiani realizzano attraverso il recupero e il riciclo dei più svariati materiali dismessi, conferendo loro significati espressivi e impieghi radicalmente nuovi.”


Anna, giovane milanese in visita a Sarzana, rimane affascinata dalla cittadina e decide di rimanerci, prima con l’idea di costruire una casa vacanza, poi, guardandosi attorno capisce che Sarzana era la città degli artigiani, dei restauratori, dei pittori, insomma era una culla d’arte; Anna racconta: “c’erano un sacco di negozi, addirittura c’era un negozio di specialità alimentari che al contempo faceva da guida turistica, che ahimè, è stato il primo a chiudere”. Proprio così, perché Sarzana da città artigiana è diventata una città quasi vuota; così dopo un lungo trasloco da Milano, pieno di mobili e altri gingilli, Anna decide di aprire un negozio tutto suo: Metafora. Ci racconta che le prime cose che ha venduto sono state proprio i suoi mobili che lei stessa aveva restaurato; con il passare del tempo ha notato che in realtà gli artigiani sarzanesi non erano spariti, si stavano nascondendo in attesa di trovare un loro “posto sicuro”, un posto che li accogliesse e li supportasse e quel supporto l’hanno trovato nel negozio di Anna.

Oggi, soprattutto grazie all’attività di passaparola, gli artigiani che operano ed espongono in questo negozio sono diventati 15, ciascuno con la sua vocazione e con le sue preferenze materialistiche: il legno, la ceramica, la stoffa, la carta stampata, la luce, i fondi di caffè, la natura e i materiali alternativi. La loro comune missione consiste nel recuperare, rivisitare, riciclare in maniera creativa oggetti originariamente destinati ad altro utilizzo e materiali di scarto che altrimenti sarebbero condannati al macero. Inoltre, quasi tutti gli artigiani sono “a kilometro zero”, sono di Sarzana e rappresentano una fonte di unicità per la produzione artigiana locale.

Anna ci racconta che anche lei espone da artigiana e la sua specialità è l’uncinetto. Le abbiamo chiesto come fosse nata la sua passione per quest’attività meticolosa e precisa. “Io oggi ho la bellezza di 76 anni, ma dovete sapere che le donne nel ’68 hanno riscoperto l’arte dell’uncinetto ed è buffo perché sembra una contraddizione… tant’è che ai miei tempi si diceva Marx e calzetta, emancipazione perfetta”. Da quel momento non ha mai smesso di lavorare a maglia e ancora oggi espone le sue opere che ci dice essere tutte frutto della sua ispirazione e creatività.


Anna però si è innamorata della Sarzana di 20 anni fa, una cittadina che dava largo spazio e supporto agli artisti e artigiani, dove i turisti andavano alla ricerca della cultura, della storia e delle tradizioni artigianali. Ma Anna oggi è amareggiata, perché tutto questo non si è saputo conservare. Oggi Sarzana sta cercando sempre di più di attirare un pubblico giovane, facendo concerti e altre iniziative all’interno del suo centro storico, andando così a trascurare il suo genius loci: l’artigianato, la pittura, l’arte.


Con Metafora, Anna cerca di metterci il suo, per tentare di recuperare la Sarzana della quale si era
innamorata, in cui gli artisti davano sfogo alla loro creatività e venivano supportati pienamente dalla
comunità. “Ma la sua bottega artigiana lavora bene?” le chiediamo noi. Ci racconta anche che sì, il suo negozio vende, ma sarebbe molto più contenta se il comune la appoggiasse maggiormente. “Io nel mio piccolo cerco di fare delle piccole iniziative, ad esempio, durante il periodo del grande Festival della Mente di Sarzana, che si svolge a settembre, io, insieme al suo gruppo di artigiani, esponiamo le nostre opere e facciamo delle dimostrazioni pratiche proprio davanti al negozio”. Ma ci dice anche che questo però non basta, perché durante questi grandi eventi il Comune di Sarzana chiude la loro strada e dunque è come se venissero nascosti al pubblico. Anna ha anche domandato di essere inserita, con le sue iniziative, all’interno del calendario degli eventi di Sarzana, ma non è stata ascoltata. Le abbiamo anche domandato se i turisti fossero attratti oggi dalla sua bottega: “Beh, diciamo di sì, ma ovviamente parliamo di una clientela di nicchia, così come il mio negozio… qui non si trovano souvenir o calamite, ma il turista quando acquista un pezzo sa che esso è un pezzo unico, e sa di portarsi a casa qualcosa di speciale e non qualcosa di prodotto in serie…” poi continua dicendo che a volte qualche guida turistica porta dei gruppi, e quasi nessuno di loro esce dalla bottega a mani vuote.


Come già accennato in precedenza, la bottega e i suoi artigiani hanno come obiettivo quello del recupero di diversi materiali.

Riportiamo qui di seguito due brevi presentazioni di due artigiane, Giulia e Antonella.

Giulia da piccola sogna di far la pittrice, e frequenta il Liceo Artistico. Dopo la maturità, trovandosi a scegliere fra i cinque anni di Laurea in Architettura e i tre del diploma di Geometra, opta per la seconda alternativa, confidando anche in una maggior possibilità di sbocchi lavorativi. E per alcuni anni esercita effettivamente tale professione, ma in seguito la forte vocazione per la creazione manuale finisce col prevalere, così come è accaduto alla maggior parte delle artigiane-artiste che espongono in questo negozio. Dapprima si cimenta con la pittura ad acquarello ma poi sente il bisogno di qualcosa di più materico e malleabile, qualcosa su cui esercitare la sua precisione e il suo amore per il dettaglio e così approda alla moderazione con argilla polimerica. Più di recente, la sua attenzione si rivolge verso il riciclo dei materiali, e così si dedica alla realizzazione di bijoux, oggettistica e quadri con cialde del caffè usate, ottenendo risultati di grande impatto estetico.

Antonella nasce a Castelnuovo Magra. Fin da giovanissima ama creare “cose” per sé stessa e la sua casa utilizzando materiali semplici, soprattutto di recupero. Quando rimane sola, e forse per difendersi dal dolore, inizia a lavorare “in grande” e a commercializzare le sue creazioni. Ora è concentrata sulla carta, quasi esclusivamente carta di recupero che non costa nulla ma richiede tanto impegno e tanta pazienza per trasformarla in oggetti dotati di una nuova vita. Il suo operare inizia dal reperimento della materia prima: carta usata di qualsiasi tipo che va raccolta, catalogata per colore e per disegno, conservata. Si passa quindi alla lavorazione che richiede tempo, pazienza e maestria. I fogli, o i brandelli di fogli, vanno arrotolati a mano fino ad ottenere cilindretti lunghi e sottili, come cannucce. Essi devono poi essere affiancati, sovrapposti, modellati, incollati e quindi verniciati al fine di ottenere le forme più disparate: dalla semplice “pizza” (un cerchio) alle scatole tondeggianti e quadrangolari, sino agli orecchini, agli anelli, alle collane.

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