#IoSonoCampus. Rotta su Santiago di Compostela. I 5 motivi per mettersi in cammino

Quello di Santiago di Compostela è il cammino più celebre di tutti. Film, televisione, libri e flussi continui di storie social ne battono periodicamente ogni sentiero lungo la sua fitta rete di itinerari che, a partire dal Medioevo, i pellegrini percorrono attraverso l’Europa per giungere alla Cattedrale di Santiago di Compostela. Si parla di qualcosa come oltre 300mila persone che ogni anno intraprendono questa straordinaria avventura a cui si uniranno i partecipanti al nuovo progetto di Fondazione Campus. “Itinerari turistici e pellegrinaggio: in cammino verso Santiago de Compostela” punta a spiegare e a fare conoscere il “fenomeno” del pellegrinaggio attraverso un ciclo di seminari, ma anche con un’esperienza vera e propria sul campo. Un cammino per le più svariate ragioni, personali e collettive, ma con alcune linee di fondo che si possono in qualche modo riconoscere come comuni. Scopriamone assieme 5.

1 …non è una vacanza ma un viaggio
Che si arrivi da un periodo complesso come quest’ultimo anno, da piccole e grandi delusioni, che si cerchi di portare un po’ di pulizia nella testa, un reset alla vita o di dimenticare qualcosa, quello che è certo fin dal primo passo sul terreno è questo: non si sta cominciando una vacanza ma, piuttosto, un viaggio, una ricerca. Che non è detto debba essere un qualcosa di prefissato alla partenza. Perché giorno dopo giorno, sentiero dopo sentiero, compagno di viaggio dopo compagno di viaggio, comincerà a formarsi quel senso di condivisione e fatica, dell’andare avanti e incontrare panorami, paesi, persone che contribuisce a definire il senso pieno di un viaggio.

2 …tutto si sente di più
Sarà il dolore ai piedi, sarà, a volte, un po’ di fame. Il silenzio, il buio dei boschi e gli squarci inprovvisi di luce. La condivisione di un tratto di strada, una cima da raggiungere, un tramonto a cui andare incontro. Ma di certo il Cammino di Santiago rende tutto più intenso. Le sensazioni emergono più vivide, l’ascolto più profondo. È come un piccolo ritorno all’idea che abbiamo dell’utero materno, quel senso di unità con il tutto che non ha confini. Nel ritmo del passo, la profonda consapevolezza di se stessi.

3 …più vai lontano più vai all’interno
Il tempo. Un elemento fuggevole, che incardina ogni giornata e scardina ogni idea di poterne disporre. Eppure, fuori da tutto, avendo cura giusto di avanzare un piede dopo l’altro, prendendo il tempo sul passo degli altri pellegrini e seguendo la freccia gialla che segnala il sentiero giusto per Santiago, ci si rende conto che andando avanti si compie un viaggio verso l’interno. Andando in là si viaggia dentro. Perché quando la fatica sarà finita, quando ogni chilometro sarà macinato, la sorpresa di esserci riusciti davvero porterà a una grande consapevolezza: ogni passo spinto in avanti è un passo guadagnato.

4 …le amicizie che durano di più sono quelle che hanno condiviso
“A unire il cuore delle persone non é soltanto la sintonia dei sentimenti. I cuori delle persone vengono uniti ancora di più intimamente dalle ferite”. Anche se non ci sono ferite, la fatica è un altro driver di relazione profonde. Perché, camminando, le persone si raccontano. E camminando a lungo ancora di più. Superati in pochi passi i convenevoli e le barriere personali, il percorso diventa una costruzione che risuona di passi, speranze e sensazioni antiche, il terreno comune alla condivisione più intima.

5 …per progettarne ancora uno
Un altro cammino. Terminato il percorso, verrà voglia di farne subito un altro. Un’altra sfida, un’altra volta. Per cercare di ritrovare quel senso di miglioramento di se stesso del giorno prima di cui parla Murakami ne L’arte di correre: “allenandomi giorno dopo giorno, partecipando a una gara dopo l’altra, miglioro gradualmente i miei record, e in questo processo evolvo anche io. O per lo meno cerco di evolvere, è a questo punto che compio sforzi quotidiani. Come corridore non valgo granché, questo è certo. Sono assolutamente nella media – o forse dovrei dire al di sotto. La mediocrità non costituisce per me però un vero problema. L’essenziale è superare anche di poco il livello raggiunto in precedenza. Se un corridore deve per forza individuare un avversario da battere, lo cerchi nel se stesso del giorno prima”.

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