#Focus – Cicloturismo. 9mila ciclisti sulle strade bianche del Chianti per la 25esima Eroica

Edizione eccezionale per L’Eroica, la classica gara amatoriale in larga parte sulle strade bianche del Chianti e della Val d’Orcia dedicata alle bici vintage, quelle prodotto fino al 1987, in acciaio e con i tubolari croce e delizia dei ciclisti di tutti i tempi.

La massacrante gara (il percorso classico è di 209 km) è arrivata alla venticinquesima edizione saltando un anno per Covid, da quel 1997 in cui 92 corridori capitanati dal fondatore, Giancarlo Brocci, inaugurarono il percorso partendo prima dell’alba: ed è un nuovo boom di iscritti, con il superamento di quota 9.000 in vista.

Si corre sabato 1 e domenica 2 ottobre da Gaiole in Chianti. Ma la vera novità è la quota di stranieri iscritti, che rasenta il 40% del totale mentre usualmente si avvicina a un terzo dei ciclisti vintage. Il grosso viene dalla Germania, presente con poco meno di 1200 iscritti. Per numero seguono la Svizzera, il Regno Unito e la Francia. Tra i più lontani: 130 ciclisti dagli Stati Uniti, 34 dall’Australia e 30 dal Canada.

E, per la prima volta, L’Eroica conquista la diretta Rai, che domenica 2 ottobre da Gaiole in Chianti diffonderà le immagini in presa diretta a partire dalle ore 9.00 su Rai3 e dalle ore 9.40 su Raisport. L’ideatore della gara, Brocci, spiega che “l’anima profonda de L’Eroica non è cambiata, ha fatto tanta strada rimanendo sé stessa, coinvolgendo per condivisione di valori. Sempre più persone sono state attratte da questa occasione in cui la passione per un grande sport si coniuga con la produzione di gioia ed amicizia, di attenzione al territorio, di rispetto per gli altri, di condivisione di emozioni”.

Un successo nato nel Chianti e non per caso: “è un contesto unico dove, oltre alla rete di strade secondarie magnificamente conservata, bianche comprese, persiste un tessuto sociale di grande spessore, un patrimonio di volontariato, una predisposizione all’accoglienza, alla solidarietà ed alla integrazione che erano le risorse prime dell’identità contadina, un amore per ciò che siamo e per quanto ci è stato dato dai nostri vecchi”.

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